venerdì 10 gennaio 2014

Ecco la ricetta economica di Matteo Renzi

C’è un signore chiamato Davide Serra, questo signore è un giovane finanziere di successo che vive e lavora a Londra e ha fondato un fondo chiamato Algebris, se il nome vi suona familiare è perchè il buon Davide Serra è anche consigliere economico di Renzi e ne ha finanziato la campagna per le primarie.
Casualmente (oh ma tu guarda!) la Cassa di Risparmio di Firenze, ovvero la solita banca a guida politica che, siamo sicuri è totalmente indipendente (come no!) dall’influenza di Renzi, ha recentemente investito 10 milioni di euro nel fondo Algebris. (link)



Sia chiaro qui, su questo sito, non vogliamo in nessuna maniera insinuare che Matteo Renzi si sia fatto finanziare la campagna elettorale con un giro di soldi provenienti dalle decisioni di una banca a controllo pubblico. Non ci permetteremmo mai (e guai a voi se lo pensate). Figuriamoci se il “nuovo” Matteo Renzi possa mai operare come faceva il “vecchio” PIDDI’ col Monte dei Paschi.
Comunque Davide Serra è accreditato per essere un punta di diamante del think tank del Matteo nazionale e spesso fa capolino sui nostri talk show.
Recentemente il Sole 24 Ore lo ha intervistato appunto sulla RICETTA economica per salvare l’Italia (articolo tratto da Scenari Economici):
Davvero impressionante sentire Davide Serra, il finanziere amico di Renzi. Si notano 2 cose: quel che dice, e’ ripetuto da Renzi alla lettera. Qui trovate l’articolo del Sole 24 Ore a riguardo: riportiamo gli stralci piu’ significativi.
AUMENTO ALIQUOTA RENDITE FINANZIARIE DAL 20% AL 30%
Tra le più importanti misure proposte da Serra per salvare l’Italia c’è l’aumento delle tasse sulle rendite finanziarie, e non di poco, addirittura di dieci punti percentuali, dal 20 al 30 per cento. Una cosa di sinistra. Serra propone di trovare un punto di Pil, circa 10 miliardi di euro, dai profitti sulle attività finanziarie, cioè proprio sul suo business.
RIDUZIONE TASSAZIONE SU IMPRESE E LAVORATORI
Il maggiore gettito per le casse dello Stato andrebbe a compensare, secondo Serra, una riduzione del 10 per cento delle tasse sulle imprese, per renderle competitive rispetto alle equivalenti europee, e delle imposte sui lavoratori.
APPLICARE IL FISCAL COMPACT E TROVARE 50 MILIARDI
Dobbiamo trovare 50 miliardi di euro l’anno per dieci anni, come dice il Fiscal compact che abbiamo firmato. Del resto quando un’azienda è sovraindebitata, non devi far altro che aggiustare la struttura del debito. Sono dolori, ma l’alternativa è saltare in aria. Il saldo degli aumenti e delle riduzioni non fa zero, per cui resterebbero da recuperare altri 10 o 15 miliardi di euro con precise misure anti evasione (che vedremo subito) e con la riduzione degli sprechi pubblici attraverso il metodo della Consip sui costi standard dell’amministrazione pubblica.
FARE PRESTO….
Sono dolori, ma l’alternativa è saltare in aria. Abbiamo il terzo debito del mondo, l’ottavo Pil che va verso il decimo, la terza disoccupazione giovanile e siamo 49esimi in competitività. Ogni anno perdiamo giri: o si prendono le decisioni o si salta.
SPOSTARE L’INDEBITAMENTO DAL PUBBLICO AL PRIVATO
Il primo problema è il debito sbilanciato: troppo debito pubblico, poco privato e poco delle aziende. Questo blocca la crescita.
TAGLIARE LA SPESA PUBBLICA
Il settore pubblico è la metà del nostro Pil, e non è il miglior operatore, anche a causa della corruzione congenita del nostro sistema. Prendiamo i numeri: abbiamo 2.000 miliardi di debito e un prodotto interno lordo di 1.600 miliardi, 850 dei quali sono spesa pubblica: pensioni, sanità, spesa corrente e interessi sul debito. Lo spread va abbattuto perché non incide soltanto sui 80 miliardi di interessi che paghiamo sul debito, ma anche sul costo del denaro che le banche prestano ai privati e alle aziende. C’è una sola soluzione: tagliare la spesa pubblica e riqualificarla togliendo sprechi e allocando correttamente le risorse, anche per migliorare i servizi.
LOTTA ALL’EVASIONE ELIMINANDO LE DEDUZIONI ED ABOLENDO IL CONTANTE
C’è da recuperare denaro dall’evasione, una delle cause del debito, e c’è da semplificare il sistema tributario che è una cosa da pazzi. Quando in Inghilterra faccio la dichiarazione, il mese dopo mi dicono quanto gli devo, e non ci sono deducibilità. Semplice. Le deducibilità sono fatte per comprare voti. Ci vuole una semplificazione totale. Siamo primi nell’economia sommersa: l’ultimo dato è del 21,5 per cento. Fino a qualche anno fa in Corea del Sud era al 20 per cento, ma il Fondo monetario ha imposto l’uso delle carte e in poco tempo l’evasione si è ridotta al 5 per cento. Da noi abolirei il contante e per i controlli farei incrociare le dichiarazioni dei redditi e il flusso di cassa a un operatore non italiano, a Google o al software usato dallo Stato francese. Altra cosa: ilavoratori autonomi sono il 32 per cento, ma valgono soltanto l’8 per cento delle entrate fiscali: 13 miliardi sui 165 del gettito da lavoro. I non dipendenti dovrebbero pagare una cinquantina di miliardi in più, una cifra intorno al 3 per cento del Pil. Senza questa evasione ventennale avremmo un rapporto debito-Pil del 60 per cento invece che del 130. E a noi basta arrivare al 100.
RIDURRE I DIRIGENTI NEL PUBBLICO IMPIEGO
Torniamo ai dati: abbiamo meno dipendenti pubblici dei nostri partner, ma li paghiamo di più, non nella parte bassa, ma in quella alta. Gli altri spendono il 13 per cento in meno rispetto a noi. L’impatto è devastante: uccidiamo la competitività, diventiamo deboli nei settori innovativi, ammazziamo le imprese e aumenta la corruzione.
TAGLI ALLE SPESE PUBBLICHE PER 30 MILIARDI COI COSTI STANDARD
Va dunque tagliata la spesa del 20 per cento, per un risparmio pari al 2 per cento del Pil. Come si fa? Tagliando i costi della politica, intanto: via il Senato, via le Province. E tutto il resto a costo standard, come prova a fare la Consip: cioè si prende l’esempio più virtuoso della Pubblica amministrazione ed entro tre anni tutti si devono adeguare. Nessuna scusa. 
PENSIONI: CONTRIBUTIVO PER TUTTI
C’è una profonda ingiustizia tra chi è andato in pensione col sistema retributivo e chi ci andrà col contributivo. Nella gran parte dei casi i primi prendono più soldi di quanti ne hanno versati. Va fatta una revisione caso per caso o categoria per categoria, applicando a tutti lo standard contributivo. Se c’è chi prende 20 o 30 per cento in più di quanto ha contribuito magari glielo si lascia, così come a chi sta sotto certe fasce, ma se c’è chi prende una pensione superiore di 3 o 4 volte rispetto a quello che ha versato, be’, mi dispiace, si applica il contributivo. Che questa cosa non sia discussa è incredibile. Sono certo che ci sarà anche chi ha versato di più con il retributivo, ma questo dimostra l’illogicità del sistema. Nel 1983 si andava in pensione, in media, a 55 anni. Nel 2050 si andrà in pensione 15 anni dopo e si prenderà il 20 per cento in meno. Questo è un furto intergenerazionale, non diritti acquisiti.
PRIVATIZZAZIONI PER 120 MILIARDI
Vanno anche ceduti immobili per 70-80 miliardi e partecipazioni per 40 miliardi.
SINTESI FINALE
3 o 4 punti di Pil dall’evasione, altri 2 punti dal costo eccessivo della spesa pubblica, poi 4 punti e mezzo dalle pensioni. Abbiamo 10 punti di Pil ingiustificato aggredibile, il Fiscal compact ce ne impone due, due all’anno, in modo strutturale. Non è una missione impossibile. È realizzabile, matematicamente».
Ecco qui signori.
A voi il commento….
Keep Calm and Move to Me
FunnyKing
Fonte: http://www.rischiocalcolato.it/

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